Armati di mini divise, rastrelli o spatole, scope e sacchi, ma soprattutto di alta ispirazione e senso civico, nella nostra città stanno proliferando vere e proprie associazioni o semplici e temporanei gruppi di persone che stanno mettendo a disposizione parte del loro tempo per il bene della collettività.
Sono quelli che troppo banalmente vengono definiti volontari.
La banalità di definirli volontari sta nel fatto che ciascuna di queste persone non sente una volontà che potrebbe essere determinata anche da un istinto di sopravvivenza (e a Roma ormai lo abbiamo affinato come il più guardingo dei grandi felini), non sono sopraffatti dal banale “aiutati che Dio ti aiuta”, ma agiscono per senso del dovere.
Perché salvaguardare e curare la propria strada spazzandola o cambiando anche una lampadina ad un lampione accessibile, togliere le erbacce al parco sotto casa o anche quello di un quartiere vicino, ripulire le serrande da mille adesivi, pretendere i propri diritti e rompere le scatole a chi non li tutela è un DOVERE che come cittadini abbiamo.
A Roma può capitare che la macchina amministrativa, presa in contropiede dall’operosità, cerchi addirittura di frenare queste iniziative: “ci vuole l’autorizzazione del guardaparco” “serve l’ok dal municipio” “se raccogliete troppa immondizia dovreste pagare AMA” ”l’area è regionale quindi dovete chiedere a loro ma prima passando per il municipio comune e dipartimento” sono solo alcune delle subliminali intimidazioni che alcuni soggetti pubblici usano per non trovarsi sotto i riflettori a mostrare la nudità oscena della loro incompetenza ed inefficienza.
La politica non fa mancare il suo coinvolgimento (al di la di quanti come politici locali hanno inciso sulle cause) in questa opera meritoria dei cittadini, tuttavia lo fa in modi decisamente distinti perché un conto è stringere la mano e promettere fondi in futuro come nel municipio XIV stanno facendo con i vari consorzi ed associazioni, un conto è far diventare questi cittadini parte attiva della politica aggregando a loro “politici” che le mani le usano per ripulire e fare.
Bastino tre esempi di tre parchi in tre quartieri vicini per chiarire
- Parco di Veio: assistiamo al plauso per l’affidamento delle strutture per un utilizzo privato mediante gara e il plauso all’opera meritoria del presidente di municipio da parte del suo compagno di partito e rappresentante dei presidenti di municipio. Che quadretto… Peccato che dentro al parco sversino calcinacci (nel migliore dei casi) i furbetti del furgoncino e per contrastare questo, gli stessi di cui sopra, non facciano nulla o quasi.
- Parco di Selva Candida: prima o poi lo apriranno, in primavera hanno detto durante una passeggiata nel futuro (qui sorgerà l’area bimbi, qui sorgerà l’area cani, qui sorgerà…) comunicata a pochi eletti da pochi eletti, alla presenza e relazione dell’impresa che ha recintato il parco (questa è l’unica opera eseguita a scomputo).
Una fantomatica locandina di avviso mai vista nel quartiere Selva Candida |
- Parco del Pineto: alcune associazioni, comitati e organizzazioni politiche hanno messo a disposizione il loro senso del dovere per ripulire le aree giochi oppure per definire porzioni del parco e realizzare centri di aggregazione, o anche altre attività naturalistiche legate ad un parco che rappresenta un avere e propria oasi naturale
Ci hanno detto che noi cittadini siamo corrotti e che non siamo anticorpi del malaffare, responsabili dell’inefficienza.
Per grande senso del dovere, e un pizzico di orgoglio, molti Romani stanno andando oltre la banalità e l’interesse personale, stanno restituendo un futuro alla città e l’unica cosa che si può dire è GRAZIE.